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cospirano cogli usi cavallereschi di que' tempi a lusingare e ad abbellire la più irresistibile di tutte le umane propensioni. La facilità nel cedere all' amore si aveva per l'indizio più aperto di mente benevola: la costanza, il disinteresse e la sommessione al sesso gentile furono i più sicuri pegni di valor militare e di eroismo: bella poesia provava, non già il genio del poeta, bensi la forza della passione che lo inspirava. Beltà, grado, virtù domestiche non avevano merito, se non celebrate dall' adorazione di un amante, e dalla passione di un poeta. A' tempi del Petrarca, Agnese di Navarra, contessa di Foix, scrisse alcuni versi d'amore a Guglielmo di Machaut, poeta francese: egli divenne geloso, ed ella gli mandò il proprio confessore dolendosi degl' ingiusti sospetti, e giurando ch' eragli tuttora fedele. Richiese pure all'amante di scrivere e pubblicare in versi la storia dell' amor loro; e conservò nel tempo stesso agli occhi del marito e del mondo fama di virtuosa principessa. La riputazione, e forse la virtù, del bel sesso venivano protette dalle Corti d'Amore, che per due secoli furono tenute in tutta Francia. Queste corti erano le scuole insieme e i tribunali ove si decretavano premii a' migliori poeti e a'più fedeli amanti, ove problemi di galanteria venivano sciolti, ove si formavano processi e si condannavano individui. Colà le donne facevano ufficio di giudici, nè davasi appello da esse. Ma per ridevoli che ci riescano somiglianti instituti, la vanità e la moda fecero cercare e temere questi tribunali preseduti talvolta da principesse; nè concedevasi a' mariti di dare innanzi ad essi querela della indifferenza della propria moglie. La contessa di Champagne, figliuola di Luigi il giovane, sentenziò nel suo tribunale che : En amour tout est grace; et dans le mariage tout est nécessité: par conséquent l'amour ne peut pas exister entre gens mariés. La Regina, cui fu portato appello da tale sentenza, rispose:

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1 Mémoires de l'Académie des Inscriptions, vol. XX, pag. 413.

A Dieu ne plaise que nous soyons assez osée pour contredire les arrêts de la comtesse de Champagne.

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V. Nel cuore della Francia, nella città ove tali costumi e istituti erano popolari; in tempo che i Jeux Floraux cominciavano a celebrarsi in onore de' poeti inspirati da amore; con mente tutta intesa alle speculazioni dall'antica filosofia diffuse largamente, dalla poesia d'Italia già adornate e dalla religione santificate; con disposizione virtuosa bensi, ma irrequieta e ansiosa di fama; con immaginazione che errava in traccia d'una felicità sicura dalla incostanza della fortuna, il Petrarca in età di 23 anni innamorò di Laura, che aveva allora appena compiuti i diciannove. Scontratosi negli occhi di lei la prima volta in una chiesa, la segui per via pur pieno dell'inusata raggiante beltà che lo colpi, e contemplandone da lungi la grazia del portamento e i capegli cadenti in ampia profusione di ricci :

Erano i capei d'oro a l'aura sparsi,

Che 'n mille dolci nodi gli avvolgea;
El vago lume oltra misura ardea
Di que' begli occhi.

Non era l'andar suo cosa mortale,
Ma d'angelica forma.

Poeti, antiquarii, viaggiatori d'ogni nazione, e fra essi l'arcivescovo Beccadelli coi cardinali Sadoleto e Polo, questi legato allora della provincia, cercarono il paese per ogni lato, ma non trovarono chi fosse Laura, o se mai fosse. Frattanto innumerevoli scrittori pubblicarono, ognuno a sua posta, relazioni intorno al Petrarca ed a Laura; e benchè spacciassero fole da romanzi sotto colore di storia, si trassero dietro la comune de' leggitori. L'abate De Sade, verso l'anno 1760, nell' esaminare gli archivi di sua famiglia in

4 L'Accademia della Crusca cita un manuscritto colla data del 1408, che reca il titolo di Libro d' Amore, dove gran copia di tali decisioni sono registrate.

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Avignone, recò in luce alcuni vecchi testamenti e contratti, che, avvalorati da molte allusioni nelle diverse opere del Petrarca, condussero alla conclusione, ammessa innegabile pur da' suoi italiani oppositori,' « Che Laura figliuola fu di Audi»berto di Noves, e maritata nel diciottesimo anno ad Ugo de » Sade; e che, circa due anni dopo, il Petrarca la conobbe. » Coloro cui sta sempre a cuore di salvare il poeta dalla nota di aver sospirato per la moglie altrui, ricusano l'autorità di documenti; anzi un critico scozzese contende che un' abbreviazione trovata in un manuscritto latino, in cui il Petrarca dice di Laura, corpus ejus crebris PTBS exhaustum, dovrebbe essere interpretata perturbationibus; e, se fosse così, potremmo presupporre, che la salute di Laura fosse scaduta per frequenti afflizioni. Ma la più diretta interpretazione di PTBS è partubus; e le parole crebris, corpus, exhaustum quadrano con essa più grammaticalmente e più logicamente ad esprimere che il temperamento di lei fu estenuato da frequenti portati. Le voci mulier e femina (di cui, scrivendo latino, il Petrarca fa uso continuo per nominarla, invece di virgo e puella), e quelle di donna e madonna in italiano, significano più propriamente donna maritata. Donna è pur vocabolo generale; e, derivato da domina, sta in poesia per appellazione di rispetto; ma, opposto a giovine o a vergine o a donzella, significa rigorosamente donna maritata, e il poeta dice di Laura :

La bella giovinetta, ch' ora è donna.

VI. Sembra che nel conversare coll' amante ella ricordasse in candido e dilicato modo le bellezze di sua gioventù, e la curiosità ed invidia che destavano :

E quand' io fui nel mio più bello stato,

1 Tiraboschi, Storia della Letteratura Italiana, vol. V. 2 Critical and Historical Essay on the Life and Character of Petrarch, Edimburg, 1812.

Nell' età mia più verde, a te più cara,

Ch'a dir ed a pensar a molti ha dato.

Chi la dipinse, nondimeno pare che non fosse troppo inspirato dalla beltà di lei; il che dobbiam forse recare alla infanzia dell'arte. A giudicare da' primi ritratti di Laura, una pulita fronte con occhi neri, che davan risalto a candida carnagione e ad aurea chioma, ecco gli unici ornamenti rari ch'ella sortisse da natura. Oltre il difetto di armonia nelle proporzioni, le fattezze ne rivelano l'affettazione e la malizia di un'aria francese, non animata nè dall' attrattivo calore delle italiane, nè dalla ridente serenità delle inglesi bellezze. L'amante suo, non avendo mai così per minuto ritratto Laura, lasciò agli ammiratori della sua poesia il piacere di raffigurarsela a loro grado, e di fare stima delle sue doti personali più dagli effetti che da idea distinta della natura di esse. Da qualche tocco qua e là ne' diversi scritti del Petrarca pare che la figura di lei fosse meno abbellita dalla regolalarità e dignità, che da aggraziata eleganza: e le più potenti lusinghe le venivano da'sospiri e sorrisi, dalla voce melodiosa, dalla dolce eloquenza degli occhi:

Chi gli occhi di costei giammai non vide,
Come soavemente ella gli gira !

e sopra tutto dalla naturale mobilità del volto, sul quale il mistero di un' abituale pensosità crescevasi dal subitaneo animarsi ed impallidire:

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E'l viso di pietosi color farsi,

Non so se vero o falso, mi parea.

La persona del Petrarca, se diam fede a'biografi, « colpiva di tali bellezze, che si attraevano la universale ammi>> razione. » Essilo rappresentano << con larghe e maschie fat>> tezze, occhi pieni di fuoco, florida carnagione e d'aspetto » presago di tutto il genio e della immaginazione che ap

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» pare nelle opere. D 1 Forse il Petrarca non invani soverchiamente de' pregi esteriori, quantunque non sembri che la modestia avesse gran parte nel giudizio che faceva di sè. « Benchè non abbia singolare avvenenza, » dic' egli nella Lettera alla Posterità, « la mia persona ebbe alcun che di » piacevole in gioventù. La carnagione era d'un bruno chia» ro e vivace, gli occhi animati; i capegli m'incanutirono prima de venticinque anni, e me ne consolava pensando » che il difetto erami comune con molti grandi uomini del» l'antichità, perchè Cesare e Virgilio furono grigi in gio» ventů. Ove poi me ne fosse venuto aspetto venerabile, di » questo certo non avrei menato gran vanto. Inconsolabile allora se gli si sviava una ciocca di capegli, era studioso di ornarsi la persona con le vesti più leggiadre, e di dare graziosa forma a' suoi piedi, costringendoli in iscarpe che ne ponevano articoli e nervi a tortura.

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VII. La sua giovenile inclinazione all'amore venne allettata da soverchiamente prematura credenza, che fortuna, fama e mondo sieno indegni amici, e che solo avrebbe trovato felicità nella corrispondenza di caldi e generosi sensi con pochissime persone :

Né del vulgo mi cal nè di fortuna,

Né di me molto nè di cosa vile,

Né dentro sento nè di fuor gran caldo;

Sol due persone cheggio.

Nacque l'anno 1304 in Arezzo, mentre di Firenze erane sbandita la famiglia, e le sostanze confiscate dalla violenza di vittoriosa fazione, spalleggiata dal tenebroso processo di un tribunale inquisitorio. I suoi parenti cercarono rifugio ad

De Sade, Mémoires, vol. I. —Mrs Dobson's, Life of Petrarch. 2 Forma non glorior excellenti, sed quæ placere viridioribus

annis posset. Ad Post.

3 Senil., lib. V, ep. 3. Claris comitibus me solabar.

▲ Variarum, ep. 28.

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