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<< I Luganesi, intesi i felici successi de' loro alleati (i Milanesi), ben s'avvidero che non avrebbero tardato molto i Comaschi a portarsi contro di loro, per vendicarsi della ribellione; e perchè Lugano doveva esser male provveduto di fortificazioni, si trasportarono nel forte castello di SanMartino. Ma nè anche colà furono sicuri, perchè i Comaschi vennero ad assediarli e cominciarono con ogni sforzo a fentare l'acquisto della Fortezza. Ogni sforzo per altro sarebbe stato vano se un certo uomo di un coraggio veramente singolare, chiamato Buono da Vesonzo della valle d'Intelvi, la quale avea mandato le sue genti a quell' assedio in aiuto dei Comaschi, non avesse suggerito uno stralagemma affatto nuovo e strano il quale ridusse in poco tempo gli assediati ad abbandonare la piazza. Sovrastava ad essa un orrido e scosceso monte pieno di sconnessi macigni, e così ritto che non poteva tentarsi per esso alcuna discesa. Salito adunque per altra via su la cima di quel monte il prode soldato, e disposta una grande sporta piena d'armi da lanciare, vi entrò dentro armato orribilmente da capo a piedi, e per mezzo d'una fune si fece calar giù fino ad una opportuna misura sopra il castello. Di là, difeso dalla sporta in cui ritrovavasi, è dall' armatura di cui era vestito, cominciò a scaricare una tempesta di dardi contro i difensori della fortezza ed a far rovinare dal monte una quantità orribile di sassi sopra le case che in essa ritrovavansi piene di ricoverati Luganesi. Non poteva più alcuno uscir da esse senza manifesto pericolo della vita, pe' dardi e pe' sassi che giù piovevano da ogni parte: nè erano sicuri stando al di dentro, perchè i grossi macigni, cadendo impetuosamente dall' alto sopra de' tetti, li fracassavano, con l'oppressione di que' miseri che sotto di essi dimoravano. In tal guisa uomini, donne, fanciulli erano già stati schiacciati ed uccisi; nè gli altri poteano ritrovare alcuna difesa, o rimedio a questa nuova specie di assedio che stava loro al disopra. Però fu d' uopo prendere alfine il partito di abbandonare il castello, e per alcune anguste e dirupate vie fuggirsene nei monti, e porre in qualche modo in sicuro la vita. Così la Fortezza di San-Martino venne in potere de' Comaschi, i quali, oltre ogni credere lieti per si inaspettata conquista, se ne ritornarono a passare tranquillamente l'inverno nelle lor case (1) ».

(1) Memorie della città e della campagna di Milano ̧ne' se

L'ampio e bellissimo golfo in fondo al quale giace Lugano, le ricche colline che gli fanno ghirlanda, le ville ed i palagi che abbelliscono la lunata sua spiaggia, destano una qualche reminiscenza di Napoli, e del magnifico prospetto che offre quella città a chi per mare vi arriva. « La situazione di Lugano, dice uno scrittore, è all'estremo piacevole. Veduta dal lago essa appresenta un aspetto superbo e veramente scenico. A levante s' innalza il fertile moute Brè, coperto di villaggi, di casini e di orti che esibiscono una selva di ulivi, di cedri e di mandorli, ed i più ci pergolati di pampini, i cui festoni graziosamente pendono sopra le azzurrine onde del lago. Il villaggio di Castagnola, sopra il quale vedesi quello di Brè, si distingue principalmente per la sua pittoresca presenza. Il monte di Brè è ricco in deliziosi passeggi ed in bei punti di vista. Vedesi di rimpetto stendersi a sudest l' aspro monte Caprino, al piè del quale sembra di mirare un villaggio; ma gli oggetti che si prendono per case, altro non sono che le cantine della città.

a Al di là di Lugano i più graziosi colli si abbassano in anfiteatro; ed oltre i più elevati loro gradini si scoprono al di sopra le nevose sommità del Gamoghe » (1).

Lugano, posta al confine della Lombardia Austriaca e sulla strada che da essa mette nella Svizzera, è paese ove fiorisce l'industria, ove il traffico fa rigirare largamente il denaro. Vi sono fabbriche di tabacco, di cappelli, di polvere, filature di seta, concerie di pelli, ecc.

La fiera che vi si tiene ogni anno nei primi giorni di ottobre è ricca sorgente di prosperità al paese pel grande smercio che vi si fa di buoi e di cavalli condottivi dalla parte meridionale della Confederazione Elvetica,

Anche le arti belle hanno di che attirare lo straniero in Lugarro. E sono ivi da vedersi i bellissimi bassi rilievi che adornano le porte della Collegiata, opera finitissima di Francesco Busti, detto il Bambaia. Ed ammirabili poi veramente hanno a dirsi i dipinti a buon fresco di Bernardino Luini nella chiesa de' Padri Riformati: essi rappresentano in varii

coli bassi, raccolte ed esaminate dal conte Giorgio Giulini, Libro XXXII.

(1) Manuel du Voyageur en Suisse, par M. J. G. Ebel. Zurich, 1818.

quadri tutta la passione del Redentore. È questa una delle più lodate opere di esso lodatissimo pittore, il quale dimorò gran pezza in Lugano appresso a que' frati. Un'altra bella pittura del Luini vi si conserva pure in casa Albertolli.

Lugano ha dato i natali a varii uomini che si sono levati a qualche fama nelle lettere. Principale fra loro è Francesco Cicereio, elegante latinista del secolo XVI, al quale, forse più per la somiglianza del nome che per l'intrinseco merito, fu dato il nome di Cicerone novello. Il che si fa palese nel seguente cattivo distico di Gian Battista Visconti, riportato dall' Oldelli

Ceu vere es Cicero Cicerei nomine reque,

Ille es Franciscus nomine reque simul.

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Il Cicereio insegnò pubblicamente eloquenza per più di trent'anni in Milano. Consacrato parimente alle cure del Pinsegnamento fu il Padre Gian Francesco Soave, morto a' di nostri, il quale provvide le scuole lombarde di gran numero di libri elementari, i migliori in tal genere di che si possa far uso in Italia. Al Soave si dee dar lode di avere scritto la prosa con semplicità e con lucid' ordine, e di essersi mostrato, nelle sue traduzioni in verso, non inelegante pocta.

Lugano è stata in ogni tempo patria di valenti artefici e soprattutto di architetti e di ornatisti. Splendido seggio ha fra questi il cavaliere Giocondo Albertolli, che restitui il buon gusto all'ornato, e lo recò al più alto segno di perfezione. Gli architetti luganesi si spargono per tutto il Mondo. Essi rendonsi ora principalmente in Moscovia. Ed è curioso il vedere come le due capitali di quel semi-europeo e semiasiatico Impero vadano debitrici una del suo innalzamento l'altra del suo ristoramento ad artefici natii di queste rive. Imperciocchè al Trezzini di Lugano affidò Pietro il Grande la fondazione di Pietroburgo, e lo rimunerò col grado di colonnello e colla donazione di un paese che si stendea dodici miglia (1) E Mosca, sepolta tra le ceneri del più rilevante tra gl'incendi cui ricordi l' istoria, ne risorse più bella e più splendida per opera de' Luganesi architetti.

Poche case e molte grotte vinarie formano ciò che si addimanda Caprino, in faccia a Lugano, al piè di un monte arido e scabro. Le falde di questo monte sono come trafo

(1) Vedi l'Oldelli già citato.

rate da una quantità di spiragli, donde nella state escono continuamente correnti d' aria freddissima. Si trasse profitto da tale opportunità, ed ove sono quegli spiragli si costruirono cantine appoggiate al dirupo, nelle quali ottimamente conservasi il vino. In queste cantine il termometro di Reaumur, portatovi dal di fuori in un caldo giorno d' estate, si abbassò a 2 gradi e 173 sopra lo zero, mentre all' aria aperta segnava 21 gradi. Di siffatte grotte, comuni ad altre rive di questo lago, abbonda anche il lago di Como da Moltrasio ad Argegno, e ve ne ha nella Romagna, ove «Antri di Eolo e Bocche de' venti» vengono molto propriamente chiamate..

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Da Lugano remeggiando verso il ramo nordovest del lago, come si giunge alla punta della Castagnola giova rívolgersi a riguardare la vaghissima scena a cui si sta per dare un addio e che tanto più lusinghevole apparisce quanto più agreste si fa vedere il paese a cui si volge la prora. E questa la più bella veduta del lago e della Svizzera italiana. L'orrido e il ridente, il coltivato e il selvaggio vi stanno a contrapposto con un lusso sfoggiato. La conca del lago in niun luogo è più vasta; in niun luogo i monti, che la contornano, fanno pompa di forme più ardite e più varie. Egli è di questo tratto di lago che fu detto: << Queste rive montuose hanno una singolare rassomiglianza coi monti e colle valli delle isole del grande Oceano, ed il verde scuro delle acque fa risaltare ancora la bellezza di tutta la scena >>.

Questo sublime anfiteatro è dominato dal monte di San Salvatore, rupe in parte nuda e di forma conica, dalla cui vetta si scorge a levante, a settentrione, a ponente sorgere gl' innumerabili gioghi delle Alpi dal Vallese ai Grigioni, e veggonsi le immense pianure della Lombardia distendersi a mezzogiorno. Quanto è bello, al cader del sole, il mirare quest' arida rupe colla sua cima coronata da una cappelletta. specchiarsi dentro la turchina onda del lago, e protendere la sua ombra in lunga distanza !

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Abbandonato quel magnifico spazio di lago, altra ben diversa scena si fa incontro al passeggiero. Tutto è selvaggio all' intorno e derelitto: le spiagge, quasi a perpendicolo, sono ombrate da erti e ripidi monti, ammantati di alberi fino alle vette. Ma ben tosto l'aspetto delle numerose terre di Valsolda e delle fertili sue pendici ricrea la trista solitudine del ristretto canale, e compensa l'assenza di uno N. Ricogl. An. I.

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spazioso orizzonte. Riguardevole è però la differenza del bello tra Valsolda, e i simiglianti luoghi sul Lario. Colà il vago, il pittoresco, il falice è sempre dominato da una tinta severa, e sul Lario il genio dell' amenità volà e festeggia anche in mezzo agli orrori.

Di Valsolda, uscì Pellegrino Pellegrini, pittore e celebre architetto di cui molto si valse san Carlo. Filippo II chiamò a sè il Pellegrini, ed assai gli diede a fare nell' Escuriale ed in altri reali palagi: l'artista tornò dalla Spagna in Italia. col titolo di Marchese e con un pcculio di centomila scudi (1).

La Valsolda, signoria altre volte degli Arcivescovi di Milano, è benissimo coltivata, popolata, di lieto aspetto, adorna di casini e di ville poste sul pendio del colle, od a fiore dell'onde, ed assai vistosa per la varietà e vaga disposizione de' paesetti e de' santuari or sulla riva, or sul monte. Tra quelli primeggia Cressogno rasente il lago l'alto campanile della sua chiesa, posta sopra un promontorio, si riflette assai leggiadramente nelle onde, come corteggiato dagli alti alberi che ne rallegran la spiaggia.

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e

«Tutta la Valsolda » dice uno scrittore, <<<< chinsa e difesa dalle aspre rupi, può considerarsi come uno di quei beati recessi che la natura dispone agli ozii tranquilli, premio delle utili ed onorate fatiche. In effetto, gli abitatori di essa, dotati d' ingegno vivacissimo, hanno buon nome belle opere di architettura, di pittura e di scultura per lasciate in quasi ogni parte d' Europa. E per lunghe che sieno le peregrinazioni da essi intraprese ad esercitare l'arte che professano, qualunque sia la sorte che li accompagni, mai però non dimenticano il loro suolo natio. Di qui nasce che veggonsi tante abitazioni sopra tutti i poggi e per ogni verso, più orgogliose ed in maggior numero che non comporterebbe forse la ristrettezza del territorio, quantunque ricco di vigne e di oliveti ».

Lasciata dietro di sè la Valsolda, incontransi alti monti, continuamente di ripido pendio, e tutti coperti di selve: le falde loro, ove alquanto è di spazio tra il monte e il lago, abbondano di viti e di gelsi, e non mancan d'olivi. Allo sbocco della Valle d'Intelvi giace Osteno, non privo di pittorico vezzo: ivi presso è una grotta di belle stalattiti.

(1) Vedi l'Oldelli.

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