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Henry Wadsworth Longfellow.

È il più famoso e popolare dei poeti americani e nessuna storia della letteratura inglese omette di menzionarne le opere. Dappertutto in Europa è celebre il suo nome, e alcune sue poesie hanno avuto nel mondo la stessa diffusione della Santa Lucia e d'altre melodiose canzonette napoletane. L'Excelsior di Longfellow è generalmente la prima poesia che il maestro di lingua inglese consiglia al proprio scolaro d'imparare a memoria. Non dimentichiamo però che con Longfellow siamo fuori della classica e aristocratica tradizione della poesia inglese, e che la grande popolarità d'uno scrittore non è sempre indice di vera eccellenza. Tutti hanno sul sommo della bocca i nomi di Eschilo, di Dante, di Shakespeare; ma quando mai Eschilo, Dante e Shakespeare diventeranno davvero popolari ? Invece non c'è parlante inglese che non sia capace di penetrare nel pensiero e d'ammirare l'arte di Henry Wadsworth Longfellow.

Nacque a Portland, stato del Maine, il 27 febbraio del 1807 e già a quattordici anni mostrò inclinazione al culto delle Muse scrivendo « The Battle of Lovell's Pond ». Nel Bowdoin College si segnalò per prontezza d'ingegno e zelo uello studio, tanto che addottoratosi trovò pronta per lui una cattedra di lingue e letterature moderne nello stesso collegio purchè si fosse prima recato in Europa a completare e perfezionare gli studi. Al solito sorse la questione se alle belle lettere si dovesse anteporre la legge, ma Longfellow non esitò nella scelta e subito salpò per l'Europa e durante quattro anni studiò in Inghilterra, in Germania, in Francia, in Italia e nella Spagna.

Aveva poco più di ventidue anni quando tornato in America sali sulla cattedra di lingue e letterature moderne nel Bowdoin College. Nel 1831 sposò Mary Storer Porter, un'amabile e degnissima giovane che contribui a fargli credere bello il mondo e reali le sue gioie.

La fama del giovanissimo professore del Bowdoin College consolidandosi sempre più, l'Università di Harvard gli offrì la cattedra di lingue e letterature moderne,

Longfellow accettò, ma volle prima tornare in Europa per approfondire ed allargare le sue cognizioni di letteratura nordica europea. Divisò quindi di dimorare più specialmente in Germania, in Danimarca e nella Scandinavia. La moglie lo accompagnò in questo suo secondo viaggio, ma gli mori nel novembre del 1835. Il poeta fu costernato e a questo suo profondo ed intimo dolore è dovuta la tinta malinconica di alcuni suoi carmi, segnatamente di quello intitolato Evangeline.

Le impressioni del primo viaggio in Europa dettero origine all'opera in prosa Outre-Mer, mentre nel romanzo Hyperion, anch'esso in prosa, Longfellow descrisse il suo secondo viaggio. È notevole che dal 1826 al 1837 egli non produsse nessuna poesia originale, ma si limitò a tradurre dal tedesco, dall'italiano e dallo spagnuolo.

Nel 1839 furono pubblicate le liriche « Voices of the Night» e tre anni dopo le « Ballads and other Poems ». Tornato in Europa nel 1842 s'infervorò per l'abolizione della schiavitù e scrisse i « Poems on Slavery ».

Passò a seconde nozze nel 1843 con Frances Elizabeth Appleton e nella quiete domestica attese a comporre altre opere. Perdette una figliuoletta nel 1848 e compose la poesia Resignation alla quale seguirono « Evangeline », Seaside and the Fireside », « The Golden Legend ».

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Più si rivelava in lui il poeta e più i doveri d'insegnante gli diventavano gravosi, finchè nel 1854 rinunziò definitivamente alla cattedra per consacrarsi tutto al lavoro di raccogliere e poi cantare in versi trochaici le leggende e le tradizioni degl'Indiani dell'America del nord. Gli servì di modello il Kalevala, famosa epopea finnica, e così nel 1855 potè pubblicare « The Song of Hiawatha » ossia il canto d'un mitico eroe degl'indigeni americani. Tre anni dopo « The Courtship of Miles Standish », un poemetto in esametri e di stile giocoso, vide la luce.

Nel 1861 il poeta venne funestato da una grave disgrazia di famiglia. Il fuoco si appiccò alle vesti della moglie e per le scottature la povera signora morì. Ma la rassegnazione di Longfellow non aveva limiti: egli continuò a lavorare, pubblicò << The New England Tragedies » nel 1868, « The Div

F. Lell. Ingl. — I.

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ine Tragedy » nel 1871, l'intera versione della Divina Commedia, e serenamente si spense il 24 marzo del 1882.

Non si può fare a meno di ammirare l'operosità grandissima di questo scrittore, e particolarmente agl'Italiani egli deve riuscir caro come traduttore fedelissimo della Divina Commedia. Se non che, la poesia originale di Longfellow non si solleva mai dalla mediocrità e rispecchia gli angusti confini del pensiero dell'amabile sì, colto, operosissimo, moralissimo ma giammai alato scrittore. Tutto è bello, tutto è chiaro in questo mondo per Longfellow. A che pro stillarsi il cervello sulle grandi questioni metafisiche quando la Bibbia ci spiega ogni cosa, quando sappiamo che Dio ha creato gli uomini e premia i buoni e punisce i cattivi, quando sappiamo che l'anima è immortale e la morte è soltanto un passaggio da questa a un'altra vita? Ma ci sono, è vero, le terribili guerre tra i popoli, ingiustizie, miserie, dolori d'ogni genere. Longfellow risponde: le guerre spariranno un giorno col prevalere delle idee cristiane, e se impareremo due virtù supreme, la rassegnazione cioè e l'operosità, avremo conquistato la migliore corazza contro i triboli della vita. Data una visione così serena e sicura del mondo, dov'è più l'affaunosa e titanica indagine del pensiero, dov'è più la tragedia, la lotta tra la luce e la tenebra?

Non si può immaginare nulla di meno suggestivo della poesia di Longfellow. I fiori che ci presenta sono quelli che si trovano in ogni giardino, ma della flora della foresta vergine non offre nemmeno il più piccolo esemplare. Lode del lavoro, lode della virtù, lode della religione, lode della natura: ecco il monotono tema della poesia di questo figlio della giovane America affaccendata e ancora immatura alla meditazione. Shakespeare aveva detto: « We are such stuff As dreams are made of, and our little life Is rounded with a sleep », ma Longfellow ribatte: «Tell me not in mournful numbers Life is but an empty dream! ». La distanza tra le due affermazioni è quella pure che intercede fra la grandezza dell'uno e la grandezza dell'altro poeta.

Nella raccolta già più volte menzionata di classici inglesi sono state pubblicate nel 1912 anche le opere poetiche di Longfellow: «Oxford Edition: The Poetical Works of Longfellow. Henry Frowde. Oxford University Press ».

Salmo di vita.

TELL me not, in mournful numbers,
<< Life is but an empty dream! »
For the soul is dead that slumbers,
And things are not what they seem.

Life is real! Life is earnest !
And the grave is not its goal;
<< Dust thou art, to dust returnest, »
Was not spoken of the soul.

Not enjoyment, and not sorrow,
Is our destined end or way;
But to act, that each to-morrow
Find us farther than to-day.

Art is long, and Time is fleeting,

And our hearts, though stout and brave,
Still, like muffled (2) drums, are beating
Funeral marches to the grave.

In the world's broad field of battle,
In the bivouac of Life,

Be not like dumb, driven cattle!
Be a hero in the strife!

Trust no Future, howe'er pleasant!
Let the dead Past bury its dead!
Act-act in the living present!

Heart within, and God o'erhead!

Lives of great men all remind us
We can make our lives subli.ne,
And, departing, leave behind us.
Footprints on the sands of time

(1) Congiuntivo retto dal precedente that (affinchè).

(2) Letteralmente: imbacuccati. Si dice degli strumenti che ricoperti mandano un suono cupo.

Footprints, that perhaps another,
Sailing o'er life's solemn main,
A forlorn and shipwrecked brother, (1)
Seeing, shall take heart again.

Let us, then, be up and doing
With a heart for any fate;
Still achieving, still pursuing,
Learn to labour and to wait.

Il fabbro del villaggio.

UNDER a spreading chestnut-tree
The village smithy (2) stands;
The smith, a mighty man is he,
With large and sinewy hands;
And the muscles of his brawny arms
Are strong as iron bands.

His hair is crisp, and black, and long,
His face is like the tan;

His brow is wet with honest sweat,
He earns whate'er he can,

And looks the whole world in the face,
For he owes not any man. (3)

Week in, week out, from morn till night,
You can hear his bellows blow;
You can hear him swing his heavy sledge,
With measured beat and slow,
Like a sexton ringing the village bell,
When the evening sun is low.

And children coming home from school
Look in at the open door;

They love to see the flaming forge,
And hear the bellows roar,

And catch the burning sparks that fly
Like chaff from a threshing floor.

(1) L'intero verso è apposizione ad another. (2) Fucina.

(3) Perchè non deve nulla a nessuno.

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